Cenere alla tela: quando il ricordo sconfina nel macabro


Buongiorno amici del ritrovo!

Oggi vi parlo di un artista. Si chiama Adam Brown, vive nel Missouri e crea opere particolari: per celebrare la memoria di un defunto, realizza apposta per voi un quadro con le sue ceneri. Averlo è semplice e neppure troppo costoso. Il prezzo varia dai 300 ai 700 dollari e al pittore servono solo una fotografia del caro estinto e una piccola parte di ceneri, che finisce sullo sfondo di un dipinto realizzato a tempo di record, visto che gli bastano poche ore di lavoro.

Adam Brown

Possiamo chiederci perché si dovrebbe desiderare un’opera del genere, e subito troviamo una risposta nelle parole del pittore stesso, sempre che le condividiamo:

“Mi è venuto in mente che avere un’urna sul caminetto è un ottimo modo per ricordare qualcuno che è morto, ma trasformarlo in un’opera d’arte serve a ricordare che qualcuno è vissuto.”

E allora sì, da questo punto di vista l’atto di trasformare le ceneri in colori può essere visto come una forma di commemorazione del defunto. Neppure si tratta di una novità assoluta. Mentre però in precedenza l’idea partiva dai famigliari che si rivolgevano a un pittore per ottenere l’opera desiderata, Adam Brown ha ribaltato i termini della questione, tanto da dedicarsi a questa nuova attività a tempo pieno. E i suoi dipinti sono molto richiesti, considerato che gli capita di essere contattato dalle agenzie di pompe funebri per avere un quadro in tempo per le esequie funebri. Nella storia dell’arte, le tavolozze si sono arricchite di ogni materia, inclusi scarti e rifiuti, così nell’ottica della massima trasparenza sul retro dei quadri viene descritta la natura dei colori usati:

“Nel caso che il quadro lasci mai la famiglia, chi compra deve sapere cosa sta comprando.”

Proviamo ora a esporre alcuni elementi per sostenere l’esatto contrario, cioè la discutibilità del procedimento secondo cui le ceneri umane possano diventare materia per un quadro. Partiamo da questioni igieniche e soprattutto etiche, connesse al rispetto delle spoglie mortali. Adam Brown può aver manifestato la capacità di soddisfare i bisogni di un mercato di nicchia, che tuttavia gli consente di sbarcare il lunario in tempi di crisi. Per potersi qualificare come un vero lavoro d’artista, anziché di un mestierante che miri unicamente a un guadagno di tipo speculativo, il risultato dovrebbe in qualche modo rappresentare una personale visione del mondo o della morte, oppure ancora intendersi come parte di una visione concettuale.

Un caso eclatante in questo senso è stato l’artista svedese Carl Michael von Hausswolff, accusato di aver violato la memoria delle vittime della Shoah utilizzando per un quadro esposto in una mostra delle ceneri, a quanto pare sottratte durante una visita del 1989 al crematorio del campo di concentramento di Majdanek, dove morirono durante la Seconda Guerra Mondiale almeno duecentocinquantamila persone provenienti da tutta Europa. Inutile precisare che la mostra fece scalpore: difesa dagli organizzatori in nome della libertà di espressione nell’arte, osteggiata dalla comunità ebraica per la profanazione della memoria e delle ceneri dei defunti, presumibilmente indagata dalla polizia per il modo in cui il nostro è venuto in possesso delle ceneri. Condivisibili o meno, ciascuno tragga le proprie conclusioni, queste sono le parole dell’artista:

“È stato come se la cenere contenesse le energie o le memorie o le anime delle persone, persone torturate, tormentate e uccise da altre persone in una delle guerre più spietate del XX secolo.”

Anche nel nostro bel paese è stato brevettato un procedimento per preservare nel tempo le ceneri attraverso un composto, al fine di utilizzarle per realizzare opere d’arte. Brunetta Puccinelli, pittrice di Massarosa (LU) e inventrice del metodo di conservazione, mantiene uno stretto riserbo sulla tecnica utilizzata e sui prezzi praticati ai clienti, ma ricordando che già le ceneri umane o animali vengono utilizzate per creare diamanti e vinili, sottolinea l’importanza di ristabilire un legame diretto con il proprio caro estinto nell’ambito della vita quotidiana e domestica, ricorrendo alla rappresentazione artistica. Alla fine del procedimento, e anche in questo caso si parla di quadri ma anche di personalizzazione dell’urna, le ceneri non risulterebbero visibili ma inglobate e stese sul supporto necessario alla realizzazione del dipinto. Queste le sue parole:

“Come noto, un numero crescente di persone sceglie di cremare le spoglie del defunto o anche di animali domestici e di raccoglierle nelle urne. Spesso questo tipo di scelta corrisponde a un desiderio di conservazione del ricordo in ambito familiare perché possa rimanere associato alle consuetudini e ai momenti della vita trascorsa. Visto che l’urna diviene la rappresentazione visiva e fisica del ricordo, è sentita, sempre da più parti, l’esigenza di personalizzarla a seconda dei desideri e delle preferenze. Tutto però si riduce, ad una scelta tra modelli diversi di urna. Ecco, nel nostro caso abbiamo deciso di utilizzare il composto con le ceneri per poi realizzare opere d’arte come dipinti, mosaici e altro.”

Direi che per oggi posso chiudere qui, ma vi saluto con una domanda: secondo voi, questa forma d’arte può davvero ridare vita a chi è scomparso, oppure rischia unicamente di destabilizzare la già precaria sensibilità di chi è rimasto? Sarei curioso di conoscere le vostre opinioni!

Gianluca Ingaramo

8 pensieri riguardo “Cenere alla tela: quando il ricordo sconfina nel macabro

  1. Posso dire la mia? Sono tutte esteriorita’ che “uccidono”, la memoria di un caro scomparso, che dovrebbe vivere invece, nei nostri cuori. Io ho entrambi i genitori morti, ho le foto, quando sento la loro nostalgia, le guardo e le bacio, e mai vorrei usare i loro resti mortali per commercializzare un quadro, che di arte non ha proprio nulla. Anzi, è qualcosa di macabro, un ritorno al passato, come quando nelle tribù si mangiavano le ceneri dei morti, sperando di conquistare il loro coraggio, la loro forza. In questo mondo materialistico, si trova la maniera di far soldi sul dolore della gente e, purtroppo, questo mercato avrà un gran successo, perché l’albero mortifero del consumismo e del materialismo, genera questi frutti appetibili, in assenza di un’elevatura trascendentale. Buona giornata, Giusy

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    1. Ciao Giusy e grazie per l’intervento. Mi spiace per il tuo lutto e mi trovi concorde con le idee che hai espresso: a parte la curiosità della notizia, di una persona preferisco che sopravviva il ricordo, evitando i macabri cimeli. Purtroppo sì, ogni aspetto della nostra esistenza tende a diventare un business, e nell’articolo ho voluto sottolineare anche questo aspetto insieme ai limiti morali dell’arte, lasciando che ciascuno traesse le proprie conclusioni. Buona giornata anche a te.

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  2. Personalmente sono per la cremazione, e penso che, in fondo, questa possa essere una buona idea per conservare le ceneri, meglio sicuramente dell’urna, quello che preferirei in assoluto (anche se so che non è permesso, sarebbe spargere le ceneri nei luoghi cari al defunto. Le persone rimangono nel cuore, non c’è bisogno ne di una tomna o di un’urna o di altro per ricordarle…

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    1. Ciao Silvia e grazie per il tuo intervento. Da qualche tempo è possibile la dispersione delle ceneri anche in Italia, a patto di averne fatta una formale richiesta in vita. Bisogna ottenere le necessarie autorizzazioni e rispettare le indicazioni normative sul luogo di dispersione: cinerario comune, area cimiteriale dedicata, montagna a oltre 200 metri dai centri abitati, in mare a oltre mezzo miglio dalla costa, nei laghi a oltre 100 metri dalla riva, nei fiumi a patto che non siano presenti manufatti di alcun tipo. Ti consiglio dunque di rivolgerti all’Ufficio di Stato Civile, per un’informazione completa e per conoscere il Regolamento adottato nel tuo Comune.
      Sulla risposta all’argomento del post mi trovi concorde, il ricordo è nel cuore, anche se una parte di “esteriorità” rientra nelle nostre tradizioni e anche nel rispetto dei defunti. Direi che tutto dovrebbe dipendere dai desideri espressi in vita dalle persone, come d’altre parte già prevede la legge.

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  3. Credo che sia un modo per ricordare… Personalmente vorrei essere cremata e unita al mare… Non amo molto i ritratti, quindi non so se desidererei qualcosa del genere, ma non toccherà a me decidere, quindi… 😅
    Comunque la trovo un’idea ottima 👍

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    1. Ciao Sara e grazie per l’intervento. Vale una parte della risposta che ho dato subito sopra a Silvia: in pratica puoi decidere cosa sarà dei tuoi resti mentre sei ancora in vita. Per quanto riguarda il dipinto, per me non lo vorrei ma resta una questione di preferenze personali… e senz’altro come notizia è curiosa, oltre che un’ottima idea per le tasche dell’artista.

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  4. C’è anche un servizio funebre che realizza LP con le ceneri del caro estinto. Sul culto dei morti non mi esprimo, ciascuno la vive a modo proprio ed è giusto che sia così. Il ricordo è dentro di noi e credo che sia tutto.

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    1. Ciao Gianni e grazie del commento. In effetti, mi sono imbattuto in un paio di altre stranezze: una sugli LP (servizio di una ditta inglese) e un’altra sugli zirconi (ditta svizzera). E sì, concordo: il vero ricordo resta nel cuore, su tutto il resto, ciascuno si regoli secondo le proprie convinzioni, nel rispetto di quelle dello scomparso.

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